Del crollo del ponte Morandi di Genova, avvenuto il 14 agosto scorso, si è parlato molto. Recentemente un gruppo di ricercatori, alcuni dei quali di Eucentre, ha pubblicato un video – in cui viene mostrata la possibile sequenza di collasso – che è stato ripreso da vari media.
Massimiliano Stucchi ha posto a Rui Pinho, direttore scientifico di Eucentre e direttore tecnico di Mosayk s.r.l., qualche domanda in merito.
- Di recente avete proposto una simulazione del crollo del ponte Morandi ottenuto mediante l’applicazione di un software molto avanzato. Ci puoi spiegare in che cosa consiste e su quali dati si basa la vostra ricostruzione?
Abbiamo utilizzato un programma di analisi strutturale (Extreme Loading for Structures) usato in tutto il modo per attività di ingegneria forense (ad es. è stato impiegato nella modellazione e studio del collasso nel 2007 del ponte Minnesota I-35W, Stati Uniti – https://doi.org/10.1016/j.engstruct.2013.11.022) e per il progetto di demolizioni con esplosivi.
Per lo sviluppo del modello strutturale, abbiamo fatto uso delle informazioni pubblicamente disponibili – essenzialmente tavole tecniche e fotografie della costruzione del ponte – per la definizione delle dimensioni degli elementi strutturali del ponte e del dettaglio delle armature.
- Dopo il crollo sono circolate svariate ipotesi sulle ragioni e sulla dinamica del crollo stesso, e anche alcuni filmati che cercavano di spiegare l’evento. Che cosa porta di nuovo la vostra ricostruzione?
Come notavamo sopra, noi abbiamo fatto un’analisi strutturale usando un validato strumento di modellazione, per cui la sequenza di collasso che si vede nel video da noi creato non è stata arbitrariamente decisa od ipotizzata, ma è invece il risultato di una vera e propria analisi strutturale. In altre parole, la sequenza di collasso che segue l’evento iniziale è dettata unicamente da leggi della meccanica strutturale.
Altri filmati in circolazione, rilasciati anche pochi giorni dopo il tragico evento, costituiscono invece delle animazioni grafiche di quello che i loro autori ipotizzano sia la sequenza di collasso. Tali assunzioni possono anche essere corrette (alcune di queste animazioni risultano anche molto simili al video da noi prodotto, inducendo qualcuno ad affermare che non abbiamo portato niente di nuovo), ma, ripeto, tali video non sono il risultato di imparziali analisi strutturali, e possono quindi essere facilmente contestabili.
- Quali sono dunque le principali conclusioni allo stato attuale, e qual è la attendibilità della vostra ricostruzione?
Allo stato attuale, noi crediamo che il collasso del ponte sia stato innescato da una improvvisa rottura del collegamento dello strallo sud-ovest o alla connessione con il traverso che regge l’impalcato o al vertice dell’antenna. (QUI la parte rallentata del video relativa al momento del distacco dello strallo).
- La vostra ricostruzione può escludere alcune ipotesi alternative che sono circolate in precedenza?
Si, le modellazioni strutturali che abbiamo condotto ci portano ad escludere come fattore di innesco del collasso la sola corrosione dei cavi degli stralli, cosi come la caduta di una pesante bobina da un tir da qualcuno ipotizzata.
- I lavori di consolidamento sulle altre pile possono avere in qualche modo contribuito a “indebolire” la pila 9?
No, la configurazione strutturale del ponte è tale da rendere indipendente il comportamento delle pile (e di fatto si è visto come il crollo della pila 9 non abbia avuto effetti sulle altre).
- Ci sono elementi per dire che la pila 9 avrebbe necessitato di interventi simili a quelli effettuati sulla pila 11?
Non vogliamo sicuramente sostituirci alle indagini in corso, per cui preferiamo non esprimere un parere sulla questione (di necessità o meno di interventi sulla pila 9). In ogni modo, la pila 9 era effettivamente molto simile alla pila 11, la cui condizione era stata precedentemente considerata tale da giustificare un intervento.
- Usura a parte, perché si dice che il ponte Morandi era particolarmente vulnerabile? Ne erano stati costruiti altri simili?
Tra altre caratteristiche negative, l’utilizzo di una configurazione a singolo strallo per lato rendeva la struttura del ponte poco robusta, nel senso che la rottura di un solo strallo sarebbe stata sufficiente per portare a collasso l’intera struttura. I ponti strallati moderni possiedono invece una moltitudine di stralli per lato, cosa che, oltre a comportare gli altri vantaggi, aumenta la robustezza strutturale rispetto al ponte Morandi (ed al simile ponte General Rafael Urdaneta in Venezuela).